Focus Normative e sicurezza

18.11.2025

PFAS nei compressori: una nuova criticità per la refrigerazione professionale

I PFAS nei compressori rappresentano una criticità emergente: tra rischi ambientali, possibili restrizioni e necessità di materiali alternativi, il settore deve prepararsi a una nuova fase della refrigerazione sostenibile. 

Il tema dei PFAS, le sostanze per- e polifluoroalchiliche note per l’elevata persistenza ambientale, sta entrando con forza anche nel mondo della refrigerazione industriale e commerciale.

La loro presenza in materiali e componenti dei compressori solleva interrogativi sulla sicurezza, sulla durabilità dei sistemi e sulle future implicazioni normative. Per un settore che sta già affrontando il passaggio a refrigeranti low-GWP e naturali, la gestione dei PFAS rappresenta una nuova sfida tecnica e regolatoria da affrontare con approccio proattivo.

 

Dove si trovano i PFAS nei compressori e perché preoccupano

Nei compressori e nei sistemi frigoriferi i PFAS possono essere presenti in guarnizioni, rivestimenti anti-usura, sigillanti, materiali plastici tecnici e additivi dei lubrificanti. La loro stabilità chimica li rende performanti dal punto di vista meccanico, ma altrettanto problematici se rilasciati nell’ambiente.

Il rischio principale è legato all’accumulo in suolo e acque, alla possibile contaminazione dei fluidi interni al circuito frigorifero e alla degradazione nel lungo periodo dei componenti. Su impianti complessi e sistemi a funzionamento continuo, anche piccole criticità possono tradursi in inefficienze e potenziali fermate.

 

Il quadro regolatorio europeo e le sue implicazioni

A livello europeo è in discussione una restrizione ampia sui PFAS, che potrebbe includere numerosi materiali fluorurati utilizzati oggi nei compressori e nei sistemi RACHP. La proposta mira a ridurre la disponibilità di sostanze ad alta persistenza ambientale, ma pone al settore interrogativi su tempi di adeguamento, identificazione precisa delle sostanze coinvolte e possibili impatti sull’industria della componentistica.

La complessità della definizione stessa di PFAS rende il confronto regolatorio articolato: molte sostanze hanno livelli di rischio diversi e non tutte hanno lo stesso ruolo tecnico nei sistemi di refrigerazione. Nonostante ciò, la direzione è chiara: il settore dovrà rafforzare la tracciabilità dei materiali e accelerare la ricerca di alternative compatibili e sicure.

 

Cosa può fare il settore fin da ora

Per produttori, progettisti, installatori e tecnici della manutenzione, la fase attuale è cruciale per prepararsi senza attendere l’entrata in vigore di eventuali divieti. È fondamentale richiedere maggiore trasparenza sui materiali, verificare la presenza di PFAS in guarnizioni e rivestimenti, valutare soluzioni prive di fluorurati e adottare design che facilitino sostituzioni future.

Allo stesso tempo, monitorare l’evoluzione normativa europea consentirà di anticipare le scelte tecnologiche e ridurre il rischio di blocchi, indisponibilità di componenti o revisioni improvvise degli impianti.

 

Una sfida che incrocia sostenibilità, qualità e competitività

La questione PFAS non riguarda solo l’aspetto ambientale: si tratta di un tema che impatta affidabilità, durabilità e conformità futura dei sistemi di refrigerazione industriale e commerciale.

Le aziende che sapranno muoversi con anticipo, adottando materiali più sicuri e processi tracciabili, potranno garantirsi un vantaggio competitivo in un mercato sempre più orientato alla responsabilità ambientale.

In questa prospettiva, la gestione dei PFAS nei compressori diventa un passaggio obbligato nel percorso verso una refrigerazione realmente sostenibile e tecnologicamente avanzata.